Qualcuno lo sa già, altri forse no, ad altri ancora magari neanche interessa, ma ho iniziato a scrivere Aeterna nel 2013. Non si chiamava Aeterna, non era una trilogia ma un racconto breve, non parlava di un’organizzazione ma di una mafia; insomma, sono cambiate parecchie cose nel corso di questi dieci anni. Per me scrivere è sempre stato rifugio, quando scrivevo a 17 anni era rifugio dalle delusioni d’amore, a 22 rifugio dagli esami andati male,  a 24 era rifugio dai problemi della pandemia, ora, a volte, è rifugio da tutto, tanto che a volte devo impormi di spegnere il computer perché perdo il senso del tempo e, ahimè, anche della realtà. Aeterna è stato il mio rifugio per tutti questi anni, un mondo distopico in cui ritrovavo e ritrovo la mia pace, nonostante sia tutt’altro che un mondo pacifico. Non ho mai pensato in questi dieci anni che Aeterna sarebbe diventato una cosa di tutti, di tutti quelli che lo avrebbero voluto e lo vorranno leggere. Quando a gennaio, dopo quasi dieci anni, ho deciso che fosse arrivato il momento di farlo leggere ad altri, per vedere se per qualcuno ne valesse la pena, ci è voluto tanto coraggio. Condividere ciò che scrivi e un po’ come una seduta dallo psicologo, come mettersi in pubblica piazza, un po’ the Ferragnez insomma. Anche se ciò che scrivi non parla di te, anche se non racconta di cose che tu hai vissuto, stai comunque dando a qualcun altro la possibilità di conoscere ciò che, fino ad un attimo prima, era solo nella tua testa, o al massimo nel tuo computer. 

A distanza di sette mesi posso dire che forse non ho preso decisione migliore nella mia vita di questa: pubblicare Aeterna e renderla una cosa di tutti. 

Ieri una ragazza mi ha fermato in strada per parlarmi di Aeterna, di come è scritto, di cosa le è piaciuto; l’altro giorno una signora mi ha detto qual è stato il suo personaggio preferito… tutte esperienze che fino a 7 mesi fa avevo solo sognato di poter vivere un giorno. Il viaggio di Aeterna è appena iniziato ma sono già felice di essere partita, dieci anni fa.